Nel 1523 segue ancora lo zio che
era stato chiamato ad insegnare a Roma. E nel 1527 viene fatto prigioniero durante
il celebre sacco e liberato per mezzo di un parente, Bernardino Martirano. È probabile
che abbia poi accompagnato lo zio Antonio a Venezia.
Negli anni seguenti compie da Cosenza
numerosi viaggi soprattutto a Roma. Dopo un ritiro in un convento benedettino che
pare sia stato la Grancia di Seminara, sposa Diana Sersale dalla quale avrà quattro
figli: Prospero, Antonio, Anna e Vincenza. Poco dopo accetta la carica di sindaco
dei nobili.
Nel 1563 si reca a Brescia per
incontrare il celebre aristotelico Vincenzo Maggi, professore a Padova e a Ferrara,
al quale sottopone le nuove teorie che si appresta a pubblicare.
Un anno più tardi Pio
iv
gli offre di divenire arcivescovo di Cosenza, ma rifiuta e prega il papa
di nominare al suo posto il fratello Tommaso.
Nel 1565 escono a Roma i due libri
del De natura iuxta propria principia (apud A. Bladum). Nel lungo proemio
così descrive l’esito positivo del confronto avuto due anni prima con Maggi: «At
neque adhuc mihi confisus, cui, ut dictum est, extremum modo vitae tempus philosophari
licuit, et nequaquam in magno ocio magnaque animi tranquillitate, neque in publicis
inclitisque Italiae academiis a praestante aliquo viro edoceri, sed in magnis plerunque
solitudinibus, molestissimis oppresso impedimentis, Graecorum monumenta evolvere,
Latinam non satis percipienti, ignotis referta vocibus, facile igitur suspicari
vererique potenti et revera suspicanti interdum verentique deceptum me; neque enim
fieri posse ut tot praestantissimi viri, tot nationes atque adeo humanum genus universum
tot tam saecula Aristotelem coluerit, in tot errantem tantisque. Madium Brixianum
adire et consulere visum est, quem et in philosophia excellere videbamus, et cuius
mihi iamdiu animi ingenuitas innotuerat, ut si a praestantissimo viro cogitationes
meae improbatae forent, nequaquam supprimerentur illae, sin minus, errores intuitus
meos, quod reliquum vitae esset, et ipse Aristotelem suspicerem venerarerque. Brixiam
itaque ad Madium profectus et itineris mei exposita ratione, nequaquam ille, quod
multi fecerant et quod facturum et illum minitati fuerant, inauditum reiecit, at
summa diligentia plures dies, quibus apud illum fui, et summa cum animi tranquillitate
et audiit et perpendit omnia. Principia nihil improbavit et quod non e principiis
flueret videre nihil potuit, Aristotelem in nullis certe satis defendere est visus».
Nel 1570 esce a Napoli, sempre
in due libri, la seconda edizione del suo capolavoro con il titolo
De rerum natura
iuxta propria principia
(apud I. Cacchium). Assieme al
De rerum natura
vengono pubblicati anche tre opuscoli: il De mari, il
De his quae in
aere fiunt et de Terraemotibus
e il De colorum generatione. Il
De rerum
natura
del ’70, insieme con il De mari e il
De his quae in aere fiunt
et de Terraemotibus
, vengono tradotti nel 1573 dal fiorentino Francesco
Martelli.
Uno degli eventi che segnò più
in profondità Bernardino fu la perdita del figlio Prospero, ucciso nel 1576. G.
Manso nella Vita di Torquato Tasso (1621) racconta un curioso aneddoto: «Fu
Bernardino Telesio uomo di acuto ingegno, di profonda dottrina e di socratici costumi,
ma nondimeno sentì acerbamente la morte di suo figliuolo che gli fu senza colpa
ucciso. Torquato per volernelo consolare gli addimandò se quando il figliuolo non
era al mondo egli si doleva che non vi fosse. Il Telesio rispose che no. Dunque,
soggiunse il Tasso, perché vi dolete ora che non vi sia? Volle contro un filosofo
dispregiatore degli antichi valersi degli argomenti dei sofisti».
Nel 1586 viene pubblicata a Napoli
(dove era stato a lungo ospite dei Carafa) la terza edizione del
De rerum natura
iuxta propria principia
(apud H. Salvianum) in nove libri.
Nel 1588 la terza edizione del
De rerum natura viene riprodotta a Ginevra insieme alle
Universalium Institutionum
ad hominum perfectionem
di Filippo Mocenigo e alle Quaestionum Peripateticarum
di Andrea Cesalpino.
Muore a Cosenza nell’ottobre del
1588.
Dell’anno successivo è
La philosophia
di Berardino Telesio ristretta in brevità, et scritta in lingua toscana
di Sertorio
Quattromani e nel 1590 il discepolo Antonio Persio pubblica a Venezia gran parte
degli opuscoli del maestro (Varii de naturalibus rebus libelli, apud F. Valgrisium).
|